Disegnare è un modo per trasformare pensieri, emozioni e immagini mentali in storie visive.
In questo articolo ti porto dentro il mio iter creativo, dall’idea iniziale ai bozzetti, fino alla costruzione del disegno definitivo.
Ciao, sono Mattia (airmatti) e oggi ti accompagno passo passo nel processo con cui ho costruito questa illustrazione: un viaggio tra montagne, identità e libertà.
1. Cosa vuoi raccontare?
Per raccontare una storia con un’immagine sappiamo che servono personaggi, paesaggi, oggetti…
Ma ciò che spesso non consideriamo è che conta tantissimo anche come li mettiamo in scena.
La prima domanda è sempre:
“Che cosa voglio dire, davvero?”
Spesso raccolgo le idee in frasi brevi o parole chiave:
mi aiutano a non perdermi quando il disegno diventa complesso.
In questo caso volevo esprimere:
- orgoglio
- resistenza
- libertà
- il legame di un popolo con la natura: i Quechua delle Ande, discriminati, ma ancora profondamente radicati nella loro terra.

2. Meno è meglio: bozzetti rapidi per scegliere la direzione
Dopo aver definito il “cosa”, sono passato al “come”.
Qui entrano in gioco i thumbnail: schizzi minuscoli e velocissimi dove provo:
- disposizione degli elementi
- peso visivo
- direzione dello sguardo
- rapporto tra personaggi e ambiente
Questa fase serve a una cosa molto elegante: sbagliare in fretta.
Scelte compositive principali
Volevo che l’immagine raccontasse:
- una vita tra montagne, fatta di salite
- una fatica quotidiana che però è sostenuta da un senso di dignità e spiritualità
Per questo ho scelto:
- formato verticale, per enfatizzare l’idea di ascesa
- personaggi in basso, per far sentire l’immensità del paesaggio
- figure relativamente piccole rispetto allo scenario: la montagna diventa protagonista insieme a loro.

3. Primo approccio: struttura e regola dei terzi
Quando un bozzetto “suona giusto”, passo a uno studio più leggibile.
In questa fase mi aiuto spesso con la regola dei terzi: divido lo spazio in una griglia e cerco di posizionare i punti importanti (personaggio, direzione, ritmo delle montagne) in aree che rendono l’immagine più equilibrata e naturale.
Ricerca e riferimenti
Prima di definire davvero i personaggi, faccio una piccola ricerca su:
- caratteristiche fisiche
- abiti tradizionali
- dettagli del paesaggio andino
- oggetti e materiali
Non per copiare, ma per dare credibilità e rispetto al soggetto.

4. Il processo: costruire a livelli (senza pretendere perfezione subito)
Qui arriva la parte che molti saltano perché “voglio vedere subito il finale”.
Peccato, perché il finale è solo la somma di tanti passaggi.
Io costruisco il definitivo a livelli, così:
- struttura base (forme semplici, proporzioni)
- gestualità (posa, movimento, relazione tra i personaggi)
- dettagli progressivi (abiti, accessori, anatomia più precisa)
In questa fase continuo a chiedermi:
“Questa scelta rafforza quello che voglio raccontare?”
Se la risposta è no, si cambia.
Senza drammi.


Ecco un esempio di idea iniziale che ho scartato a favore di quella che hai visto qui sopra:

5. Verso la cima: luci, ombre, texture e atmosfera
Nell’ultima fase aggiungo ciò che dà “vita” alla scena:
- ombre per solidità e profondità
- texture sul paesaggio
- dettagli mirati (pochi, ma al posto giusto)
- effetti finali, come raggi di luce o calore atmosferico
Nel mio caso, la luce era importante per comunicare:
calore, speranza, vitalità.
Una ricompensa emotiva dopo la salita.

Questo processo mi piace perché ricorda una cosa semplice:
un’illustrazione non nasce dal talento in un colpo solo, ma da una sequenza di decisioni.
E più tieni chiaro “il perché”, più ogni decisione diventa facile!
Grazie per averci letti fin qui, puoi seguire il percorso creativo di AIRMATTI, sul suo profilo instagram.
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